31/08/2017

Hui He - Un soprano dalla Via della Seta


Hui He - Un soprano dalla Via della Seta è un film nato da un'idea di Rosario Di Girolamo per la regia di Niccolò Bruna e Andrea Prandstraller, una coproduzione Italia Cina by Le Talee - Sunnyway Culture Media. Il film, prodotto da Agnese Fontana e Duan Peng in associazione con DocLab, in collaborazione con Rai Cinema, con il supporto del Teatro dell'Opera di Norvegia (Oslo) e di NCPA - National Centre for the Performing Arts di Beijing. Proiettato in anteprima mondiale il primo settembre ore 17.30, Sala Volpi - Focus Italy on China.

Il film è stato realizzato con il contributo del Programma Sensi Contemporanei Cinema, Regione Sicilia e della Sicilia Film Commission, della Regione Lazio e della Roma Lazio Film Commission.

Il film
Un road movie musicale ambientato tra i grandi teatri d'Opera Occidentali e le città cinesi di Xi'an, Ankang e Beijing. Un viaggio umano e culturale che racconta come la forza universale della musica, unisca due civiltà antichissime e lontane tra loro, come un tempo faceva la "Via della Seta".
Non un biopic su una grande cantante lirica, ma un documentario creativo a mosaico dove alcuni elementi della storia di Hui He costruiscono un percorso di comprensione del rapporto tra l'Occidente e la Cina. Hui He è oggi il fiore all'occhiello di una Cina che vuole affermarsi anche nel mondo della musica occidentale. Per il pubblico Hui He è un'ottima chiave per comprendere la natura dell'identità cinese: il senso dell'onore, la tenacia, l'ambizione e l'abnegazione assoluta rispetto ai propri obiettivi. La parabola della ragazza partita da Xi'an è una calzante metafora del nuovo percorso di avvicinamento chiamato "The new Silk Road", l'ambizioso progetto governativo che vuole ricostruire l'antico ponte culturale ed economico. Fra Cina e Europa.

Nota di regia
«Hui He - Un soprano dalla Via della Seta racchiude altre storie che nel film non compaiono: un viaggio fisico di migliaia di km, un'esperienza professionale estremamente complessa e una sfida intrigante di sintesi linguistica. I dubbi che inizialmente ci eravamo posti ci erano parsi quasi irrisolvibili. Come riuscire a interessare sia il pubblico orientale che quello occidentale con lo stesso trattamento della storia? Come trasporre la complessità del percorso della protagonista nel linguaggio del cinema senza rifugiarci nel genere biopic? E ancora, come riuscire a esaudire le richieste produttive di avere una storia approvata e fissata sulla carta in anticipo pur rispettando l'apertura ai fatti e la continua revisione del racconto che il documentario invece impone? In ultimo, ci chiedevamo come poter raccontare in modo intimo e non scontato la storia di un personaggio apparentemente accessibile ma in realtà molto sfuggente, sempre in viaggio a ogni latitudine e, come tutti gli orientali, estremamente riservato e culturalmente poco predisposto a condividere fatti privati e sentimenti intimi. Nel corso dei tre anni della lavorazione del film abbiamo cercato di dare risposta a questi interrogativi, scoprendo a ogni passaggio nuove strade e altrettanti depistaggi». [Niccolò Bruna e Andrea Prandstraller]




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