29/08/2019
Women in Film e Giornate degli Autori per “Mondo Sexy”
Women in Film, l'associazione di professioniste di Cinema, TV e Media in Italia che fa parte di una rete internazionale che promuove e incoraggia la presenza delle donne nel settore, ha deciso di segnalare il film documentario di Mario Sesti, Mondo Sexy, che sarà presentato a Venezia alle Giornate degli Autori il 3 settembre
«Il film, con la sua particolarità di linguaggio, soprattutto per il montaggio e il testo che lo accompagna - dice Antonietta De Lillo, regista e parte del direttivo di Women in Film, TV & Media Italia - esplora un genere ormai scomparso agli albori della mercificazione sullo schermo del corpo femminile e, come un cannocchiale rovesciato, si riversa sul presente, spingendoci a ripensare i modelli dominanti che governano il nostro immaginario e ponendoci una riflessione necessaria sulla manipolazione che oggi è imposta al corpo, soprattutto a quello delle donne, in contrapposizione all'imperfetta umanità di cui i corpi di Mondo Sexy sono, comunque, portatori».
«Credo che questa attenzione e segnalazione di Women in Film sia specialmente importante per rileggere la società e il maschilismo endemico nell'Italia degli anni Sessanta e non solo. La scelta del film tra gli eventi delle Giornate di quest'anno, oltre al riconoscimento dell'opera e del suo autore, va proprio in questa direzione che del resto da sempre è un nostro punto di riferimento: come avrebbero detto Monicelli, Risi, Comencini o Scola, il modo migliore per essere migliori è avere coscienza delle nostre bassezze. Mondo Sexy ci aiuta a ricordare, a vedere "senza veli" e perfino a sorridere di come eravamo».
«Ringrazio di cuore Women in Film, TV & Media Italia per questo supporto e per l'attenzione che dedica a questo lavoro - dice il regista del film - credo che il cinema, da una parte, possa essere un vettore d'avanguardia molto importante per rendere sempre più trasparenti forme di abuso legate alla visione del corpo, dall'altra sia il linguaggio più dotato per catturarne la bellezza e l'infinità di senso che esso possiede».
Mondo sexy. Il documentario erotico italiano degli anni Sessanta, per la regia di Mario Sesti, fa parte degli eventi speciali delle Giornate degli Autori alla 76. Mostra dell'Arte Cinematografica di Venezia. Grazie al montaggio fitto e incalzante di sequenze tratte dai documentari erotici degli anni Sessanta, il cosiddetto genere "mondo", con titoli come Notti e donne proibite, 90 notti in giro per il mondo, Super sexy 64, il film propone un viaggio nel mondo dello strip tease e nella vita notturna degli anni Sessanta di città come Parigi, Londra, New York, Hong Kong, Tokyo e altre località esotiche, mappate dall'immaginario popolare di questo cinema che nella forma del reportage evocava l'universo del proibito, del nudo, del desiderio.
Attraverso l'analisi e la decostruzione di stereotipi culturali, discriminazioni etniche, figure ricorrenti e cliché visivi , il film, con il supporto della testimonianza di esperti, autori dell'epoca, giornaliste, studiose, critici, traccia la distanza che ci separa da quello sguardo sul corpo femminile e il modo in cui questo, oggi, è capace di rovesciare dinamiche e relazioni che sembravano connaturate alla rappresentazione stessa del sesso. «Il film setaccia e decostruisce figure, narrazioni e modi di produzione di questi film a basso costo che realizzavano grandi profitti (fino a quattro volte il loro costo) - dice il regista -, ma soprattutto passa a raggi X le modalità di discriminazione e adozione di stereotipi sessuali, sfruttamento e abuso dell'immagine del corpo femminile che oggi appaiono altamente controverse e che in questi film sembrano messi sotto una lente d'ingrandimento "involontariamente" rivelatrice».
Attraverso le testimonianze di critici ed esperti del genere, di giornaliste e studiose contemporanee, di terapeute e protagoniste del burlesque, ho cercato di mappare e ricostruire il set dell'immaginario di quel cinema, il modo in cui riflette società, ritualità, idee e comportamenti dominanti e traccia, da quella scena, la distanza che, dopo la rivoluzione di Me Too, in tutto il mondo, ci separa nettamente da uno sguardo di cui abbiamo imparato a riconoscere i limiti, l'inadeguatezza, l'odioso potere.