28/08/2021
Il sogno iberoamericano
Nella selezione della diciottesima edizione delle Giornate degli Autori c'è una rappresentazione variegata e trasversale del mondo. Zoom in avanti e ci avviciniamo a una zona (più culturale che geografica) che parla spagnolo e portoghese, scopriamo visioni iberoamericane, storie di paesi che - sebbene fisicamente agli antipodi - hanno vibrazioni comuni, al di là della questione linguistica.
Sono film che rispondono alla prima, basica regola del raccontare, i cui personaggi vivono una condizione in qualche modo scioccante che li costringe a cambiare rotta. In quella che è la ricerca di se stessi che tutti facciamo nella vita, i protagonisti di queste storie fuggono da un accaduto che ha cambiato per sempre il corso della loro vita e per ritrovarsi devono correre nella direzione opposta.
Tra questi personaggi vediamo il poliziotto violento che intuiamo essere stato sospeso dal suo incarico per qualcosa di terribile (Deserto Particular, Brasile), una sound designer di talento il cui udito sembra non funzionare più e addirittura andare fuori sync rispetto alla realtà (Tres, Spagna), una coppia che ha subito il lutto più terribile e deve ritrovarsi in questa nuova dolorosa, ma allo stesso tempo quieta dimensione (Piedra Noche, Argentina).
«Siamo tutti impazienti di scoprire il nuovo Pedro Almodóvar in concorso alla Mostra - dice Gaia Furrer - e di vedere il film diretto dai due argentini Mariano Cohn e Gastón Duprat che, complice un cast stellare, sembra essere un'interessante riflessione sul mondo del cinema. Dal canto nostro, siamo lieti di poter offrire un controcampo con storie di cineasti indipendenti e film potenti. La dimensione sensoriale è amplificata nello spagnolo Tres con una straordinaria Marta Nieto alle prese con un suono fuori tempo nella sua stessa testa. L'argentino Piedra Noche è un film sulla quiete dopo la tempesta, una tragedia che lascia percepire la fragilità dell'esistenza e nel frattempo riflette sull'ecologia partendo dai luoghi del film, protagonisti almeno quanto gli attori. E poi l'amore, il desiderio non assecondato e l'identità negata di Deserto Particular, un mélo queer che è una storia universale di mille periferie. Abbiamo un sogno: che questi autori arrivino molto lontano, magari replicando lo straordinario successo di Jayro Bustamante che - dal Guatemala - presentò La Llorona alle Giornate nel 2019 e che qualche mese fa guardavamo seduto al galà della notte degli Oscar».
Dopo i successi alle Giornate di Autori come Daniel Sánchez Arévalo (Azuloscurocasinegro, 2006; Gordos, 2009) e Daniel Monzón (Celda 211 del 2011 co-sceneggiato insieme a Jorge Guerricaechevarría) torna il cinema spagnolo con Tres, l'opera seconda del catalano Juanjo Giménez, regista arrivato fino agli Oscar con il cortometraggio Timecode (2016), vincitore della Palma d'Oro a Cannes. Un film sul suono senza musica, una storia sul rapporto tra il reale e il soprannaturale in cui questa seconda dimensione viene raccontata senza effetti speciali ma dal solo universo sonoro... e da una straordinaria Marta Nieto (Coppa Volpi a Venezia per Madre di Rodrigo Sorogoyen nel 2019).
Piedra Noche è una storia dolorosa sebbene misurata, in bilico tra magia ed ecologia. Il regista è Iván Fund: Hoy no tuve miedo (2011), Me perdí hace una semana (2012) e Vendrán lluvias suaves (2018). Piedra Noche mette in scena la ricostruzione di una coppia in lutto per la perdita del figlio e al contempo una mostruosa creatura marina. Nel cast c'è Alfredo Castro che lo scorso anno era protagonista del film cileno Tengo miedo torero di Rodrigo Sepúlveda in concorso alle Giornate.
Viaggiamo in Argentina anche grazie a un documentario delle Notti Veneziane, una produzione svizzera diretta da Stefano Knuchel che traccia un percorso nella vita del grande disegnatore italiano che inventò Corto Maltese. Hugo Pratt - riminese di nascita, veneziano di spirito, origini miste (aveva una nonna turca, un nonno anglo-francese e uno ebreo safardita dalla Spagna) - ha vissuto in quel grande paese delle promesse realizzabili che era l'Argentina quando vi emigrò (alla fine degli anni Quaranta) e lavorò con case editrici venendo in contatto con alcuni grandi disegnatori e persone comuni che lo ricordano proprio in questo documentario dal titolo Hugo in Argentina.
Deserto particular di Aly Muritiba porta con sé la passione di una terra sanguigna espressa in forma di melodramma, un film LGTBQ+ nella cui sottotraccia c'è la violenza e l'intolleranza del Brasile di oggi pur trattandosi di una storia che racconta il tentativo di riconoscersi mentre il mondo rifiuta l'identità di ciascuno. «Con l'elezione di Jair Bolsonaro - ha dichiarato il regista -, tutte le minoranze, le donne, gli indigeni, la comunità LGBTQI+, i neri, sono perseguitate in modo sistematico e il paese è diviso tra il sud conservatore e il nord / nord-est progressista. Molte volte si è giunti sull'orlo dello scontro armato. Proprio quest'odio si è rivelato fondamentale per decidere quale sarebbe stato il mio prossimo film. Ho capito che avrei fatto un film su un incontro. In un'epoca di violenze ho voluto fare un film d'amore».
E dulcis in fundo, un volto, quello dell'attore spagnolo Quim Gutiérrez. Ha debuttato da giovanissimo nelle serie TV per poi arrivare sul grande schermo e aggiudicarsi un Premio Goya nel 2006 come miglior attore rivelazione per Azuloscurocasinegro presentato alle Giornate quello stesso anno. Anche 3 bodas de más di Javier Ruiz Caldera - tra i suoi successi - fu presentato alle Giornate nel 2013. Molto conosciuto in patria per altri film di Daniel Sánchez Arévalo (Primos, 2011; La gran familia espaņola, 2012) e per Ventajas de viajar en tren di Aritz Moreno (2019), nel 2014 ha lavorato in Francia al fianco di Emmanuelle Béart (Les yeux jaunes des crocodiles). Oggi torna alle Giornate tra i protagonisti di un altro film francese (in co-produzione con Belgio e Svizzera), questa volta al fianco di Virginie Efira. Si tratta di Madeleine Collins di Antoine Barraud, una storia hitchcockiana, tra tensione e doppia identità.