03/09/2021
Delle parole e dei sogni, All that jazz
Nella terza giornata delle Giornate degli Autori è di scena Californie, unico film italiano in concorso, una regia a quattro mani firmata dall'italiano Alessandro Cassigoli e dall'americano Casey Kauffman, al loro primo lungometraggio di finzione. La protagonista è Jamila, una adolescente proveniente dal Marocco che vive nella provincia napoletana, e la pugilessa olimpica Irma Testa le fa da spalla in una scena girata proprio mentre i due registi lavoravano al documentario Butterfly (2017) di cui Californie è lo spin-off.
Sono veneti invece gli artisti che si alterneranno sullo schermo della Sala Laguna per le Notti Veneziane in collaborazione con Isola Edipo. Tra questi il poeta Andrea Zanzotto (1921-2011) che viene raccontato da Denis Brotto nel documentario Logos Zanzotto. E poi arriva il Jazz. Quello di Danilo Rea reinterpretato tra parole e immagini da Umberto Contarello, uno degli sceneggiatori italiani più apprezzati nel mondo che per la sua prima regia sceglie di raccontare se stesso durante un viaggio in barca in direzione Ponza in Parole. Operetta per voce e piano. Danilo Rea suona per e con Contarello; succede nel film e dal vivo al Lido di Venezia - per festeggiare la presentazione del film il pianista jazz si esibirà in una performance alle 18 a Isola Edipo.
In questa giornata "made in Italy" si mescolano l'attenzione per il territorio locale con le altre provenienze, immigrazione e integrazione, storie di campioni e sogni, musica e poesia. Una vera jam session.
La Sala Laguna vedrà protagoniste le parole: quelle in poesia di Andrea Zanzotto, nato in provincia di Treviso cento anni fa, uno dei poeti più grandi del nostro tempo e quelle di uno dei principali sceneggiatori italiani (Marrakesh Express, 1989; La lingua del santo, 2000; Ovunque sei, 2004; La grande bellezza, 2013), lo scrittore padovano Umberto Contarello. Queste ultime musicate da un altro grande artista veneto, il pianista jazz Danilo Rea. Parole. Operetta per voce e piano è una sorta di sfogo verbale sul groviglio della vita dell'autore e protagonista, quasi un flusso di coscienza, una confessione nuda e senza reticenze sul cinema e i registi con cui ha lavorato, la famiglia, l'amore, il passato, i lutti. Un film inarrestabile e digressivo come un assolo jazz. Un lavoro estemporaneo, come l'improvvisazione di Danilo Rea che ha ideato le musiche guardando per la prima volta il film montato.
Alessandro Cassigoli ha diretto alcuni documentari per ARTE, mentre Casay Kauffman ha lavorato in Medio Oriente come reporter per Al Jazeera. Il loro primo lavoro insieme fu il documentario The Things We Keep (2017). Californie è un'opera che sta a cavallo tra finzione e documentario, in cui i registi seguono una giovane protagonista, per la quale l'unica possibilità di un futuro è rappresentata dal salone di bellezza nel quale inizia a lavorare. È un film che apre uno squarcio privo di retorica su una realtà spesso troppo drammatizzata o vista attraverso la lente della ricerca antropologico-sociale. Jamila ha dei sogni ma non sa definirli, ha speranze per il futuro, evoca sempre il Marocco di cui non ricorda quasi nulla e allo stesso tempo cerca la sua nuova identità in Italia, necessaria e urgente come tutte le emozioni di un coming of age. Un'urgenza è fatta di andirivieni, decisioni avventate, errori ortografici, ripensamenti, persino sui sogni. La posizione in bilico di Jamila, tra incertezza emotiva e sociale, è quasi anch'essa jazz, una melodia ben lontana dal glamour, un rincorrersi di sentimenti primordiali vissuti da chi ce la vuole fare a tutti i costi con pochissimi strumenti. Le emozioni - a volte contrastanti - sono espresse improvvisando la vita, le scelte e l'umore. Un jazz malinconico sin dalle prime note, una melodia coraggiosa e agrodolce che suona in circolo, cambia idea e ricomincia.
In Sala Laguna è anche l'appuntamento con un gruppo di saggiste e studiose internazionali e la scrittrice Nadia Terranova - si parlerà di Figlia oscura, il terzo romanzo di Elena Ferrante e dell'immaginario globale e transmediale della sua scrittura, proprio a partire dall'adattamento cinematografico di questo testo (The Lost Daughter di Maggie Gyllenhaal), in concorso alla Mostra di Venezia.