08/09/2021
Vorrei sparire senza morire, l'incontro
di Chiara Bardella
Ieri pomeriggio, presso la Sala Laguna ha avuto luogo l'incontro sul film Vorrei sparire senza morire, opera realizzata dagli studenti di IULM Movie Lab di Milano e che ha come protagonista Pupi Avati.
A moderare la presentazione Giorgio Gosetti, che ha delineato l'ambizione del progetto e i caratteri non convenzionali della produzione cinematografica. Presenti in sala, il responsabile di produzione di IULM Movie Lab Giuseppe Carrieri, il rettore dell'università IULM Gianni Canova, la produttrice esecutiva Hilary Tiscione e gli studenti filmmaker Marta Erika Antonioli e Nicola Baraglia.
La sfida di questo progetto sta in un'opera che non ha un unico autore. Come ha suggerito Canova, questo film rivendica una volta di più la collettività del lavoro cinematografico e il fatto che talvolta non serva il capitano della ciurma. Protagonista è Pupi Avati. Non il ritratto del regista, ma lo svelamento graduale delle sue vicende e le riflessioni su temi quali l'amore, la morte e la vita.
Nulla è stato lasciato al caso e Avati ha diretto se stesso nel racconto, mentre la produzione si è limitata a seguirlo, ascoltandolo e adattandosi silenziosamente, svelandone così la parte più intima. Questo approccio ha lasciato spazio all'imprecisione e all'imperfezione del progetto, generando degli equilibri nuovi in grado di emozionare. Il regista si è concesso, donandosi allo sguardo di ragazzi e ragazze con una significativa distanza di età, e giocando sulla scommessa di uno scambio generazionale che stava in piedi proprio sulla curiosità reciproca.
Risulta così un'opera sospesa tra l'incanto, per la capacità di Avati di raccontarsi in maniera intima e familiare, e il disincanto della sua onestà nel parlare di morte, fallimenti e fragilità, concentrandosi non sui successi ma sui film che non hanno funzionato e mettendosi a nudo in una maniera rara nella vita e nel cinema. Prima della proiezione, Avati in un video, ha raccontato il piacevole incontro con i giovani cineasti e la condivisione delle stesse curiosità di quando lui si avvicinava per la prima volta al cinema. Il regista ha stabilito da subito un rapporto di estrema intimità con loro, senza raccontare l'intera vicenda cinematografica ma sintetizzando alcuni attimi e luoghi che racchiudono il senso del suo lavoro.
A mettere in scena l'opera, quindi, una pluralità di sguardi che hanno creato una visione corale nella sensibilità e nella delicatezza, appartenenti all'intera struttura produttiva della IULM. L'ambizione del laboratorio è sempre quella di offrire a laureati e laureandi l'opportunità di confrontarsi con progetti veri e concreti, sia esercitando la tecnica, sia affrontando la realizzazione di veri e propri film.