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30/08/2012
Un'apertura da favola con il Pinocchio di Enzo D'Alò
La storia è universalmente nota: il falegname Geppetto costruisce, da un ciocco di legno, un burattino che prende vita e si caccia in una miriade di guai. La messa in scena, però, è del tutto originale, ed è firmata da uno dei massimi esponenti europei del cinema d'animazione. Pinocchio di Enzo D'Alò approda alle Giornate degli Autori di Venezia, che lo ha scelto come film d'apertura della sua nona edizione, con il suo carico di energia, colori scintillanti e splendide musiche. «Un progetto cui pensavo da oltre dieci anni, una storia sempre attuale che potrebbe durare dieci ore, tanti sono i punti di vista possibili», osserva il regista.
 
Comincia con un vertiginoso volo d'aquilone che plana su colline e praterie, questo nuovo adattamento del celebre racconto nato dalla penna di Carlo Collodi, tante volte portato sul piccolo e grande schermo, qui sceneggiato dal regista insieme a Umberto Marino nel rispetto dei dialoghi originali. E sin dalle prime scene, si intuisce la cifra stilistica che caratterizzerà l'intera animazione, il cui disegno è firmato dall'inconfondibile Lorenzo Mattotti («Un grande illustratore, per me un mito», dice D'Alò): grandi prospettive su paesaggi fantastici, ma anche campi stretti, zoomate, un montaggio svelto che rende il movimento inarrestabile dell'incontenibile burattino, e tanti colori forti, contrastanti, un tratto semplice e deciso.
 
La grande pittura italiana e i metafisici sono i riferimenti visivi dichiarati dal disegnatore, il cui intento era dare vita a un'animazione, realizzata con tecniche digitali d'avanguardia, che si discostasse dagli stereotipi dell'animazione americana o giapponese. «Per la grotta del Pescatore Verde, ho pensato ai quadri di Beato Angelico», afferma Mattotti. Come risultato, una visione più vicina allo spirito dell'originale che non quella disneyana, per un film prodotto da RaiFiction con Francia, Belgio e Lussemburgo, ma che mantiene il suo carattere italiano.
 
Al tutto, si accompagna una musica bella, avvolgente, che si fonde con le immagini e ne sottolinea i passaggi, frutto della creatività di uno dei più amati cantautori italiani, da poco scomparso: Lucio Dalla. «Le musiche sono venute prima dello storyboard, sono state costruite insieme al film», spiega D'Alò, che già si avvalse di un altro grande musicista italiano, Paolo Conte, per il suo film d'esordio, La freccia azzurra. «Lucio, visto il disegno semplice e misterioso, ha pensato subito a Rossini e Nino Rota», racconta Marco Alemanno, stretto collaboratore di Dalla e interprete della canzone finale. «Questo film lo voglio vedere a Venezia», sono le ultime parole che D'Alò ricorda del grande musicista bolognese, entusiasta del risultato. Pinocchio, ovviamente, è dedicato a lui.

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