La prima sensazione è l'orrore. Vedi centinaia di bambini rigettati sulla strada dalle loro famiglie e preda di esorcismi tribali e ti domandi a che mondo appartengono e chi li difende. Ma sarà realtà o messa in scena tribale? La seconda sensazione è lo stupore. Vedi un mondo riscattato dai ragazzini e ti domandi se stai assistendo alla vita o alla messa in scena della vita. La terza è una riflessione: cosa fotografa un documentario? La verità o un punto di vista sulla verità? Alla fine non hai più tempo per pensare: la musica trascina, scompagina, restituisce fiducia nella vita, diventa rappresentazione ed è realtà. (Giorgio Gosetti)
Nello spettacolo The Life and Death of Marina Abramovic, Bob Wilson ci offre un viaggio emotivo fin nelle dolorose viscere dell'universo creativo di Abramovic e, allo stesso tempo, un percorso che attraversa i momenti secondo lui più significativi nella vita dell'artista. Il documentario esplora senza artifici il rapporto tra lo spettacolo nella sua totalità e i singoli contributi e interpretazioni che i vari talenti apportano all'opera, a partire dal principale artefice, Bob Wilson, passando per Anthony Hegarty (Anthony and the Johnsons), compositore e interprete di gran parte delle musiche, e Willem Dafoe come narratore onnipresente, per arrivare a Svetlana Spajic, cantautrice di musica balcanica tradizionale. Questi e altri testimoni, oltre alla stessa Marina, ci avvicinano con rigore e onestà al processo di costruzione di questa opera biografica sorta, secondo la stessa protagonista, dal bisogno di condividere il suo dolore. (Elena Manrique)
