2024
CHI SIAMO
PARTNER
ISCRIZIONI
ARCHIVIO
CONTATTI

2012: 9th edition

august 30
september 8
 
NEWS
FILM
PROGRAMMA
INCONTRI
INTERVISTE
GALLERY

main sponsor





creative partner




03/09/2012
Foto di gruppo
di artiste

Nello spazio gestito da Istituto Luce Cinecittà è andato in scena l'ultimo atto della tre giorni di Women's Tales, un vivace faccia a faccia tra le signore del cinema italiano moderate da Giorgio Gosetti, che si sono interrogate e date delle risposte sulla posizione della donna all'interno della "macchina" cinema.
 
Molte le voci note del cinema femminile italiano, tra le quali Cecilia Mangini, Donatella Finocchiaro, Maya Sansa, Cecilia Valmarana, Francesca Cima, Giulia Calenda, Piera Detassis, sono intervenute dal palco e dalla platea per rispondere al tema: «Il cinema italiano si trova in un momento di transizione tra un prodotto di soli uomini e uno nel quale anche le donne potranno essere presenti, oppure si rischia di giungere a una ghettizzazione del cinema femminile inaridito dalla ricerca delle "quote rosa"?». Difficile trovare una risposta unica a un problema così complesso e dalle molte sfaccettature.
 
«Siamo in un mondo che affronta una transizione eterna - dice Cecilia Mangini - nel momento in cui la transizione è vigile e attenta si trova sempre qualcosa da buttare via e qualcosa da prendere perché nuovo. Io, però, trovo che non siamo ancora usciti dalla negazione di questa transizione verso la novità poiché non viene accettato, né capito, quanto sentirsi ed essere trascinati attivamente sia qualcosa di importante e fondamentale per un nuovo tipo di creatività».
 
Il problema dell'accettazione del cambiamento è percepibile a tutti i livelli, dalla figura dell'attrice, alla regista, alla produttrice, ad ogni donna che intende operare in questo sistema. L'attrice stessa si trova rinchiusa in una serie di stereotipi decennali che la portano a dover sempre interpretare tipologie fisse di personaggio, incontrando ogni volta che mostra resistenza a questa tendenza, una forte emarginazione che l'ha portata a trovarsi rinchiusa, o rinchiudersi volontariamente, nel ghetto del cinema e della visione femminile.
 
Non diversamente, anzi, in modo esponenzialmente più diffuso il medesimo comportamento viene riscontrato quando le donne si posizionano dietro alla macchina da presa: le registe, le produttrici, le direttrici della fotografia, benché in aumento, si trovano «a dover faticare il doppio per poter ottenere il riconoscimento del loro lavoro, che è in ogni caso minore rispetto a quello che otterrebbero se fossero uomini» e si trovano in un qualche modo a dover rinunciare a una parte di sé, la femminilità, per poter dimostrare di saper tenere le redini e dirigere un set cinematografico che è storicamente "un luogo da uomini".
 
Questo è giusto? Tutte le interlocutrici hanno concordato che non è così, che anzi, questa ghettizzazione imposta, o in alcuni casi autoimposta, in un cinema al femminile che si rivolge alle donne parlando delle loro storie, non sia giusta e corretta. Le opere di un autentico talento non possono essere derubricate a prodotti di nicchia solo perché emanazione della creatività femminile.
 
Piera Detassis, direttrice di «Ciak», sottolinea anche che nella Power List del cinema italiano, compilata dal suo giornale si trovano solamente uomini: «se guardo nei consigli di amministrazione, nelle presidenze, nei posti di responsabilità del cinema italiano, non c'è una donna; l'Italia è un paese senza voci femminili negli enti che dispongono, finanziano e decidono le sorti del mondo del cinema».
 
Di nuovo Cecilia Mangini prova a rispondere, concludendo: «proprio per aver lottato da sola per emergere tra gli uomini, ho visto che il male dell'essere donna deriva da una storia lunga diecimila anni di società patriarcali e di discendenze di padre in figlio. Ma io ero una sola, non ho avuto grandi problemi a emergere. Ero con loro, lavoravo con loro, insieme a loro. Non ero un "pericolo" per gli uomini, e forse li facevo sentire magnanimi e "bravi" ad accogliere una donna tra loro. Più numerose diventate e state diventando, più difficile è diventato per voi non essere emarginate, ma non dovete auto richiudervi in un ghetto o auto discriminarvi in quanto donne, dovete continuare a tentare di emergere in quanto artiste di talento al di là dell'essere donna». (Valentina Babini)

DOWNLOAD

© Associazione Culturale Giornate degli Autori - via Panaro 17 (RM) - P.IVA 08079171008 Design: EU-GENIA srl - Webmaster: Daniele Sorrentino