28/08/2013
Bruce LaBruce
"I registi non dovrebbero aver paura di cambiare direzione. Volevo scioccare le persone con un film che non è scioccante, andare contro le aspettative del pubblico". Dopo lo scandaloso L.A. Zombie il cineasta provocatorio per eccellenza, il canadese Bruce LaBruce, sterza verso la commedia romantica, rinuncia alle scene di sesso esplicito e al low budget, ma non alla voglia di creare scalpore. Ai Venice Days porta infatti Gerontophilia, parabola dell'amore romantico tra il diciottenne Lake (Pier-Gabriel Lajoie) e l'ottantaduenne mister Peabody (Walter Borden), che avvicinano cuori e corpi grazie all'incontro in una casa di cura che somiglia pericolosamente, per metodi, al manicomio di Qualcuno volò sul nido del cuculo.
Giovane, bello e apparentemente puro come un santo, nonché fidanzato con una sua coetanea, Lake scopre l'attrazione per gli uomini anziani e vi si abbandona dolcemente grazie a uno dei suoi assistiti in clinica. Un amore da censurare, proibito, impossibile, ma niente a che vedere, ad esempio, con il pornodivo François Sagat che vagava per Los Angeles in cerca di cadaveri con cui avere rapporti gay, per poi cibarsene, del precedente film-shock. "Per Gerontophilia i miei riferimenti erano Harold e Maude, Qualcuno volò sul nido del cuculo e il cinema americano degli anni Settanta, con le sue lente dissolvenze. Il film è nato perché ho scoperto che ci sono tantissimi ragazzi che hanno le loro prime esperienze sessuali con gay anziani e ho messo insieme alcune delle loro storie. Succede che l'uomo maturo è il mentore che insegna al giovane il sesso e la vita".
Via il porno e le scene di sesso estremo, Gerontophilia si concentra quindi sul sentimento e sul desiderio di libertà, appoggiandosi agli stilemi della Hollywood classica. "Questo è il mio film dal budget più alto finora, è quello più industriale, con le troupe del sindacato: per me era una nuova strada da provare nella direzione del mainstream. Questo è una specie di tentativo di far incontrare a metà strada il cinema commerciale e l'underground sperimentale". E LaBruce lo ha fatto affidandosi a un giovane interprete alla sua prima esperienza sul grande schermo e a un consumato e prestigioso attore di teatro come Walter Borden. E con un pensiero ricorrente a uno dei suoi film preferiti: "Ultimo tango a Parigi di Bernardo Bertolucci per me è un punto di riferimento imprescindibile, lì Brando ebbe il coraggio di mostrare il suo corpo in un modo, per l'epoca, sconvolgente".
[Michela Greco, Cinecittà News]