Ieri, alla Villa degli Autori un fronte compatto di associazioni di Autori e Produttori ha esposto la sua proposta per la creazione di una nuova TV pubblica.
100autori,
AGPCI,
ANAC,
ANICA,
APT,
ART,
DOC/IT,
PMI chiedono una televisione che serva alla creatività e all'industria italiana. La proposta è stata presentata sotto la sigla
Cambia Canali e vuole qualificarsi come punto di riferimento per il Governo, che ha annunciato per il prossimo ottobre l'apertura di una consultazione pubblica per il rinnovo della concessione in esclusiva per il Servizio Pubblico radio-tv.
La proposta delle associazioni si può sintetizzare in cinque punti essenziali:
* un numero di canali, anche generalisti, più ristretto;
* la separazione societaria delle attività sovvenzionate con risorse fiscali da quelle sovvenzionate con pubblicità;
*una diversa gestione dei diritti, che liberi la creatività degli autori e favorisca la crescita dei produttori indipendenti;
* la durata decennale della Concessione;
* la governance duale, con un consiglio di indirizzo e sorveglianza che rappresenti gli obiettivi definiti in Convenzione e che nomini il vertice della azienda.
Ma la richiesta più dirompente, presa dal modello televisivo britannico, propone la creazione di una rete Rai gestita esclusivamente con il canone e di un'altra che faccia leva sulle sole risorse derivanti dalla pubblicità.
Gli esponenti delle varie associazioni hanno sottolineato più volte l'importanza del Servizio Pubblico, che fin dalla sua nascita ha definito la nostra immagine nel mondo e che, proprio per questa sua importanza, deve essere ridefinito e riformato. L'interlocutore è il governo, con cui le associazioni sono disposte a mediazioni e a ricalibrare la proposta, instaurando un dialogo aperto e costruttivo.
Come ha dichiarato Riccardo Tozzi (presidente ANICA), il documento nel suo complesso non critica il modo in cui la Rai è stata costruita, perché alla sua nascita c'erano presupposti diversi. Oggi, però, quel modello ha esaurito il suo percorso e se ne deve rendere atto. Bisogna riformare il Servizio Pubblico rendendolo forte, sano e competitivo. Gli obiettivi, sempre secondo Tozzi, sono produzioni innovative di alta qualità, l'incremento dell'occupazione e lo sviluppo dell'area culturale. Inoltre, il presidente dell'ANICA si è dimostrato propenso all'eliminazione della pubblicità nel Servizio Pubblico, che potrebbe risultare un incentivo per gli spettatori a pagare il canone.
Secondo Silvia Scola (vice presidente ANAC), i nuovi media digitali hanno sottratto spettatori alla televisione pubblica, il cui compito adesso è quello di recuperare i telespettatori persi per creare sviluppo culturale ed economico; la politica dovrebbe fare da garante nella costruzione di questo circolo virtuoso. «Occorre creare le condizioni perché i contenuti siano al centro dello sviluppo del sistema», ha detto la vice presidente dell'ANAC.
«Dobbiamo dare valore al Servizio Pubblico e restituire al prodotto quella qualità che sta progressivamente perdendo. Scopriamo cosa è meglio per l'Italia e poi facciamolo», ha aggiunto Maurizio Sciarra per i 100autori.
Federico Scardamaglia, in rappresentanza dei produttori televisivi, ha toccato il tema del riconoscimento del lavoro, dei diritti e del valore della produzione indipendente e degli autori, con un conseguente aumento dell'occupazione nel settore. Mentre
Gerardo Panichi, a nome dei documentaristi, ha sottolineato l'importanza di aver costituito un fronte unito di associazioni e ha raccomandato chiarezza nelle assegnazione delle risorse ai vari comparti.
Piero De Chiara, l'esperto di media che sta coordinando il gruppo delle associazioni che hanno lanciato la proposta per un nuovo servizio pubblico, ha concluso l'incontro ricordando che i promotori non stanno rivendicando maggiori finanziamenti o risorse aggiuntive, quanto piuttosto una prospettiva radicalmente nuova per la RAI. «La questione che abbiamo posto ha a che fare con il ruolo dell'Italia nel mondo nei prossimi dieci anni».