2016:13thedition
august 31
september 10
03/09/2016

Donne contro gli stereotipi

di Francesca Fattorini

Ieri si sono tenuti i primi incontri della sezione Miu Miu Women's Tales presso l'Italian Pavilion dell'Hotel Excelsior. A condurre i due appuntamenti è stata la giornalista Penny Martin.

Protagonista del primo incontro è stata Crystal Moselle, regista di That One Day, il secondo dei due cortometraggi della collezione di Miu Miu Women's Tales, in programma giovedì scorso in sala Perla, il dodicesimo dell'intera serie. Ad affiancarla, Aska Matsumiya, autrice delle musiche.
Seppur in modo informale, si è riflettuto sulla complicità femminile e sullo scarso numero di donne registe.

Moselle, prendendo la parola, ha espresso il suo apprezzamento per il progetto Miu Miu Women's Tales: «Mi piace l'idea che le donne siano solidali l'una con l'altra e non nutrano gelosie tra loro. È importante porre l'accento su questo».
Solidarietà che, oltre a essere uno dei punti centrali del cortometraggio, è sembrata trapelare anche da alcuni aneddoti rivelati dalla regista durante la conversazione, quando ha raccontato ad esempio la sua collaborazione con la Matsumiya: «Abbiamo avuto una collaborazione splendida».

A proposito della musica, Matsumiya ha rimarcato l'essere uno straordinario veicolo comunicativo, in grado di far comprendere il punto di vista dei personaggi: «La chitarra è perfetta per lo skateboard».

Si è parlato anche della questione del genere, tema che coinvolge la società contemporanea e, più volte, si è ribadito quanto non sia necessario ricorrere a distinzioni di alcuna sorta tra uomo e donna: «Devo dire che come artista, il genere non è importante. Mai avuta la necessità di lavorare con le donne, basta un buon team. È bene sottolineare, però, che a oggi le registe rappresentano una minoranza».

Per l'appuntamento del pomeriggio sono intervenute Dakota Fanning e Juno Temple, les enfants prodiges del cinema hollywoodiano.
Il dibattito è tornato nuovamente sulla questione del genere e sul rifiuto di creare una distinzione tra i sessi. Idea che è emersa anche dalle parole della Fanning, quando ha risposto alla domanda se abbia mai lavorato con registe donne: «L'obiettivo non è quello di creare una distinzione, ma di lavorare con bravi registi. Ognuno ha la propria personalità ed è importante che non si facciano confronti».

Ciò che è emerso dai due incontri è il desiderio della donna di "vestire" altri abiti, ovvero, di riuscire a dare, attraverso i racconti cinematografici, un ritratto dell'universo femminile differente dai canoni della società contemporanea.
Lo ha ricordato in mattinata Matsumiya: «La persona che mi ha ispirato maggiormente è Yoko Ono, non solo perché è giapponese, ma perché ha fatto crollare lo stereotipo della donna asiatica, modesta e poco incline a esprimere la propria opinione. Io fin da giovane sono sempre stata una persona controcorrente».

Nel pomeriggio, invece, è stata la volta di Juno Temple: «I ruoli da interpretare, possibilmente, devono essere diversi da quello della solita fidanzatina».
Per fortuna, dice Penny Martin, tirando le fila dei due incontri: «Negli ultimi tempi i giornalisti si sono soffermati più sull'essere che sull'apparire delle donne».



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