di Francesca Fattorini
Ieri si sono tenuti i
primi incontri della sezione Miu Miu Women's Tales presso l'Italian Pavilion dell'Hotel Excelsior. A condurre i due appuntamenti è stata la giornalista
Penny Martin.
Seppur in modo informale, si è riflettuto sulla complicità femminile e sullo scarso numero di donne registe.
Moselle, prendendo la parola, ha espresso il suo apprezzamento per il progetto Miu Miu Women's Tales: «Mi piace l'idea che le donne siano solidali l'una con l'altra e non nutrano gelosie tra loro. È importante porre l'accento su questo».
Solidarietà che, oltre a essere uno dei punti centrali del cortometraggio, è sembrata trapelare anche da alcuni aneddoti rivelati dalla regista durante la conversazione, quando ha raccontato ad esempio la sua collaborazione con la Matsumiya: «Abbiamo avuto una collaborazione splendida».
A proposito della musica, Matsumiya ha rimarcato l'essere uno straordinario veicolo comunicativo, in grado di far comprendere il punto di vista dei personaggi: «La chitarra è perfetta per lo skateboard».
Si è parlato anche della questione del genere, tema che coinvolge la società contemporanea e, più volte, si è ribadito quanto non sia necessario ricorrere a distinzioni di alcuna sorta tra uomo e donna: «Devo dire che come artista, il genere non è importante. Mai avuta la necessità di lavorare con le donne, basta un buon team. È bene sottolineare, però, che a oggi le registe rappresentano una minoranza».
Per l'appuntamento del pomeriggio sono intervenute Dakota Fanning e Juno Temple, les enfants prodiges del cinema hollywoodiano.
Il dibattito è tornato nuovamente sulla questione del genere e sul rifiuto di creare una distinzione tra i sessi. Idea che è emersa anche dalle parole della Fanning, quando ha risposto alla domanda se abbia mai lavorato con registe donne: «L'obiettivo non è quello di creare una distinzione, ma di lavorare con bravi registi. Ognuno ha la propria personalità ed è importante che non si facciano confronti».
Ciò che è emerso dai due incontri è il desiderio della donna di "vestire" altri abiti, ovvero, di riuscire a dare, attraverso i racconti cinematografici, un ritratto dell'universo femminile differente dai canoni della società contemporanea.
Lo ha ricordato in mattinata Matsumiya: «La persona che mi ha ispirato maggiormente è Yoko Ono, non solo perché è giapponese, ma perché ha fatto crollare lo stereotipo della donna asiatica, modesta e poco incline a esprimere la propria opinione. Io fin da giovane sono sempre stata una persona controcorrente».
Nel pomeriggio, invece, è stata la volta di Juno Temple: «I ruoli da interpretare, possibilmente, devono essere diversi da quello della solita fidanzatina».
Per fortuna, dice Penny Martin, tirando le fila dei due incontri: «Negli ultimi tempi i giornalisti si sono soffermati più sull'essere che sull'apparire delle donne».