La seconda giornata della sezione
Miu Miu Women's Tales ha posto nuovamente al centro dell'attenzione il tema della creatività femminile, soprattutto durante l'incontro pomeridiano con
Marina Spada.
La regista di Come l'ombra ha messo l'accento, battibeccando in modo ironico con il suo interlocutore, uno "spaesato" Giorgio Gosetti (assediato da un pubblico quasi per intero composto da spettatrici), sul fatto che il lavoro delle donne nel cinema, come in altri ambiti, venga puntualmente sottostimato al cospetto di quello maschile. Si fa ancora troppo poco per dare visibilità alle opere delle donne: «Premesso che fare cinema è difficile ovunque e per tutti, al di là delle possibilità produttive e, dunque, delle differenze di genere, non riesco a capire perché non si tenga conto di un dato piuttosto evidente, ossia che la maggior parte del pubblico è composto da donne e che tantissime sono parte attiva dell'industria culturale».
Nel corso dell'
incontro, si è tornati a discutere delle cosiddette quote rose. Per Spada il principio in sé sarebbe da combattere perché si deve andare avanti per i propri meriti e non per l'appartenenza a un genere. Ma la regista milanese ha pure ammesso di essersi arresa difronte all'evidenza: «Se questa situazione di palese svantaggio continua a permanere allora ben vengano le quote rosa».
Precedentemente, al
mattino, hanno animato l'Italian Pavilion dell'Hotel Excelsior le attrici
Grace Gummer,
Ellie Bamber e
Zoey Deutch. Tre giovani donne con filmografie già consistenti alle spalle che hanno raccontato, grazie alle domande della moderatrice
Penny Martin, il loro modo di stare nell'industria cinematografica e televisiva.
Anche in questa occasione si è riflettuto sulle disparità di trattamento tra uomini e donne e le tre attrici hanno manifestato il loro disappunto che può riassumersi con la frase secca di
Grace Gummer: «Non dovrebbe proprio esistere una domanda sulla discriminazione di genere».
Figlia d'arte, Gummer ci ha tenuto poi a ribadire che per lei è importante fare strada in questo mondo con le proprie gambe, senza aiuti e senza essere schiacciata da esempi decisamente ingombranti, come può essere quello rappresentato da sua madre Meryl Streep.
«Essere se stesse» è stata una delle espressioni che hanno attraversato l'intero dialogo. Ellie Bamber ha esteso questo principio anche quando è coinvolta nelle interviste o nel momento in cui deve affrontare il red carpet. E a proposito di tappeto rosso, Zoey Deutch ha confessato di sentirsi molto a disagio quando i flash puntano su di lei.
Per l'attrice di Tutti vogliono qualcosa, al di là del contorno che circonda il cinema e il trovarsi inevitabilmente al centro dell'attenzione, una cosa molto importante è il rapporto che si instaura col regista: «In un mondo perfetto si ricevono parti perfette. La realtà è che i compromessi sono necessari. Anche quando un ruolo inizialmente non è eccezionale, si può pensare di migliorarlo lavorando sul personaggio. Si possono ascoltare contemporaneamente il regista e il proprio istinto». Stesso discorso per Ellie Bamber, qui a Venezia col film di Tom Ford, Nocturnal Animals: «Il dialogo tra attori e registi è fondamentale, deve essere uno scambio di punti di vista, sensazioni e idee».