Domenico Quirico, inviato del quotidiano «La Stampa», rapito in Siria l'8 aprile 2013 e liberato dopo 152 giorni di prigionia, rievoca il percorso di una vita spesa a collezionare frammenti di vite altrui e ridiscende nel pozzo in cui il suo destino si fonde a quello dei protagonisti dei suoi racconti. La parola del reporter, che costruisce il tessuto narrativo del film, si coniuga all'azione. Lungo il fronte russo-ucraino, prima e infine nel viaggio di ritorno verso il luogo «dove tutto è cominciato e tutto è finito»: in Siria. Perché «il ritorno non è a casa, il ritorno è qui».