02/09/2017

Decidere o farsi comandare?

di Chiara Pinzauti

Si è aperta ieri mattina, presso l'Hotel Excelsior - Spazio Ente dello Spettacolo, la serie di incontri che sono parte integrante del programma Miu Miu Women's Tales. Due le artiste protagoniste del primo dei quattro appuntamenti in calendario: l'attrice e regista Chloë Sevigny e la ballerina, coreografa e regista Celia Rowlson-Hall, autrici rispettivamente del tredicesimo e quattordicesimo cortometraggio della collezione ideata da Miu Miu.

È stato Giorgio Gosetti a introdurre le due registe e la giornalista Penny Martin, direttrice della rivista «The Gentlewoman», incaricata di condurre le quattro conversazioni.

Tra gli argomenti affrontati, uno ha riguardato la motivazione e le conseguenze per cui entrambe sono passate dietro la macchina da presa. Sevigny ha risposto che inizialmente ha dovuto lavorare molto su se stessa per trovare la fiducia nelle proprie possibilità. Si è comunque trattato di un cambiamento dettato da una crescita fisica e mentale che l'ha portata, a un certo punto, a cercare di occupare uno spazio diverso all'interno del cinema. Uno spazio che, tra le altre cose, le ha permesso di avere maggior controllo e indipendenza, là dove nel ruolo di attrice si è spesso sentita al servizio degli altri.

Lo stesso bisogno di potere decisionale ha mosso anche Rowlson-Hall, che ha affermato di essere leggermente inquieta e bisognosa di esprimere la propria opinione anche quando è ballerina e coreografa e non regista. Ad ogni modo, si è detta molto felice di poter imparare dal lavoro degli altri, perché questo processo d'apprendimento le ha permesso in ogni caso di migliorarsi come autrice.

Nel corso dell'incontro, Sevigny ha dato un'anticipazione del suo prossimo lavoro, ancora un cortometraggio, in attesa di finanziamenti, che dovrebbe partire nella prossima primavera: «Parlerà di donne che usano il proprio potere per manipolare gli altri».

Nel pomeriggio ha avuto luogo il secondo appuntamento con protagoniste Kate Bosworth e Zosia Mamet, entrambe attrici e produttrici. Dopo aver introdotto le loro carriere, Penny Martin ha chiesto alle ospiti il motivo di una svolta professionale che le ha portate a fondare due case di produzione.

Mamet ha dichiarato che da attrice si è spesso trovata a disagio e al servizio di qualcosa che non condivideva. Ancor più forte, però, è stata la sensazione che dopo anni di lavoro come attrice potesse dare un contributo importante al processo creativo cinematografico.

Sulla stessa linea Bosworth ha affermato: «Mi sono lanciata alla ricerca di qualcosa che mi permettesse di creare». Tuttavia, nonostante la possibilità di scegliere il ruolo da interpretare, ha influito anche il fastidio provato nei confronti degli uomini che sono chiamati sempre per primi nel cast.

Da qui, le due artiste hanno dialogato su quanto sia importante ancora oggi parlare della posizione delle donne nel cinema. Come attrici, per esempio, difficilmente è dato loro il giusto merito per aver reso credibile un personaggio.

Mamet ha espresso il suo disappunto nel constatare che all'interno di un gruppo emarginato, in questo caso quello delle donne, venga meno proprio la solidarietà che invece ci si aspetterebbe. Lo spazio a disposizione è poco e la competizione è elevata: «È veramente strano, dovremmo pensare che se il livello dell'acqua sale, anneghiamo tutte, e invece...».

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