«L'interesse che ho nei confronti di Pratt sin dalla mia adolescenza è dovuto alla fascinazione per una vita che credo sia stata gratificante nella realtà e intrigante da un punto di vista emotivo. Pratt ha viaggiato, creato, bevuto, fatto sesso, è stato in sella e ha danzato fino alla fine della sua vita. Pratt ha aperto porte misteriose dietro le quali ha trovato tesori che ha cercato di capire in ogni modo, mettendoli in forma di disegno. Queste scoperte esoteriche sono diventate importanti nel corso degli anni e hanno oscurato i piaceri fisici. È il viaggio misterioso di un uomo, un artista, verso un assoluto. Un viaggio per tappe, ognuna più profonda della precedente. Il mio impegno a sviluppare una trilogia sulla vita di Hugo Pratt corrisponde quindi a un bisogno profondo, un tentativo di sperimentare un'evoluzione umana». [Stefano Knuchel]
Stefano Knuchel (Locarno, 1966) ha trascorso la sua infanzia viaggiando in Europa con la famiglia. Ha studiato da autodidatta, musica, recitazione e danza. Nel 1987 si diploma come arrangiatore di Big Band al Conservatorio di Friburgo. Nel 1988, diventa deejay per la radio svizzera in lingua italiana Rete 3. Nel 1998 passa alla Televisione Svizzera come autore e presentatore di programmi sperimentali. Inizia a lavorare come critico. Nel 2004, fonda la società di produzione Venus and beyond e dirige il suo primo documentario, Nocaut, presentato al Festival di Locarno (Settimana della Critica). Il primo documentario della trilogia su Hugo Pratt, Hugo en Afrique, è stato selezionato nel 2009 alla Mostra del Cinema di Venezia (sezione Orizzonti). Segue Quand j'étais Cloclò (2017) un documentario autobiografico in cui racconta la tragicomica avventura errante della propria famiglia.