CONFRONTI: LA CULTURA PER LA PACE, TAHAR BEN JELLOUN E LUCIANA CASTELLINA
Ingresso libero
Tahar Ben Jelloun dialoga con Luciana Castellina a partire dal suo recente L’urlo (La nave di Teseo, 2024), un breve testo scritto all’indomani dell’attacco di Hamas del 7 ottobre scorso. «Io, arabo e musulmano di nascita, non riesco a trovare le parole per esprimere l’orrore per ciò che Hamas ha fatto. La barbarie non ha scuse né giustificazioni. Sul fronte opposto, i palestinesi di Gaza vivono sotto embargo da oltre quindici anni, adesso hanno imparato a conoscere la morte in tutte le sue forme… Questo è il tempo della guerra, il tempo della rappresaglia, il tempo della vendetta, mentre dovremmo pretendere il tempo del dialogo. Ma nessuno sembra guardare a quel giorno».
Tahar Ben Jelloun è una delle voci più prestigiose della letteratura internazionale. Il razzismo spiegato a mia figlia conta numerose riedizioni e il Global Tolerance Award. I primi romanzi che lo rivelano sono Creatura di sabbia e Notte fatale. La solitudine e lo sradicamento vissuti dagli immigrati sono centrali fin da subito nella sua opera (L’estrema solitudine, Le pareti della solitudine) che non ha mai smesso di guardare al mondo degli esclusi e dei diversi (Harrouda, Moha il folle, Moha il saggio). Vari, ancora, i titoli dedicati all’attualità più scottante, l’11 settembre e lo scontro di civiltà in atto (L’Islam spiegato ai nostri figli, È questo l’Islam che fa paura), le primavere arabe (Fuoco. Una storia vera) e anche un viaggio nel Sud Italia, tra Napoli, Sicilia e Calabria (Dove lo Stato non c’è).