L’autrice di Persepolis dopo aver ritirato il premio «Le vie dell’Immagine», ha incontrato il pubblico delle Giornate. Un’occasione per ripercorrere la propria carriera e per sperare in un futuro migliore. Un articolo di Gaia Trevisiol
«Persepolis è un film che segue due grandi linee: una vede Marjane Satrapi e gli orrori, e anche le meraviglie, che ha vissuto da bambina; l’altra è orientata all’evoluzione della storia del suo paese, l’Iran, resa accessibile a milioni di spettatori nel mondo». Così il critico cinematografico Fabio Ferzetti ha introdotto la regista, fumettista, pittrice e sceneggiatrice Marjane Satrapi, vincitrice del premio Le vie dell’Immagine conferito da «Cinematografo», Giornate degli Autori e Naba, Nuova Accademia di Belle Arti.
Un incontro, quello che si è tenuto in Sala Laguna il 3 settembre, che ripercorre i passaggi creativi ascrivibili alla storia personale e artistica di Satrapi e che sfocia, infine, nelle più attuali tematiche sociali odierne. Il suo approccio all’immagine, e alla vita, può definirsi di tipo pratico: scardina i luoghi comuni ma senza prendere le distanze dalle sue radici e dalle tradizioni popolari tipiche della sua terra natia.
A partire da Persepolis (fumetto autobiografico successivamente sviluppato come un film d’animazione), Satrapi ricorda non solo l’immediato successo dell’opera ma anche di aver vissuto da sola la rivoluzione iraniana, riponendo, ad oggi, grande fiducia nei progressi messi in atto dall’Unione europea e dai giovani in generale: «Io sono cresciuta negli anni Ottanta, quando la cosa più importante era andare alla business school e guadagnare nella finanza, mentre oggi mi sento più sicura con questi giovani».
Nonostante la sua predisposizione artistica volutamente solitaria, Satrapi afferma di prediligere attualmente il cinema poiché le permette la gestione autonoma della sua fertile arte, pur riconoscendo il discrimine che intercorre tra il linguaggio del fumetto, proteso verso l’immaginazione, e quello del film, quasi imposto, talvolta, da immagini e musiche.