Eventi Speciali
CASA SUSANNACASA SUSANNA
Press, Industry
Pubblico, tutti gli accrediti
Segue Q&A
Disponibile su abbonamento dall'Italia per 72 ore
Pubblico
fotografia
Paul Guilhaume
montaggio
Tina Baz
suono
Francois Abdelnour
Daniel Sobrino
Fanny Martin
Jeanne Delplancq
produzione
Agat Films
co-produzioni
Arte France
American Experience Films
produttore
Muriel Meynard
con il supporto di
PROCIREP
ANGOA
CNC
in associazione con
BBC Storyville
vendite internazionali
PBS International
pbsinternational.org
jtkoch@pbs.org
ufficio stampa internazionale
Susan Norget
www.norget.com
susan@norget.com
Negli anni Cinquanta e Sessanta, negli Stati Uniti rurali ai piedi delle Catskills, sorgeva una piccola casa di legno con un fienile alle spalle che ospitava la prima rete clandestina di travestiti. Diane e Kate oggi hanno ottant’anni. All’epoca erano uomini e facevano parte di questa organizzazione segreta. Nel film raccontano questo capitolo essenziale ma dimenticato dell’affermazione delle identità trans. È una storia rumorosa, colma di furore, ricca di personaggi straordinari, tra cui la famosa Susanna, che ebbe il coraggio di creare questo rifugio diventato noto come Casa Susanna.
2022 Casa Susanna (doc)
2020 Petite fille (doc)
2019 Adolescentes (doc)
2016 Les vies de Thérèse (doc)
2013 Bambi (doc)
2012 Les invisibles (doc)
2009 Plein Sud
2004 Wild Side
2001 La traversée (doc)
2000 Presque rien
«All’inizio degli anni Duemila, scrivendo Wild Side, un film su una persona transgender, ho frequentato assiduamente la scena underground di Parigi. Nel corso dei mesi ho incontrato molte di donne transgender. La loro vita tumultuosa mi è parsa speculare all’orrendo modo in cui erano state rifiutate e male interpretate dalla società. L’incontro con queste persone mi ha convinto che avevo il dovere di ritrarre la loro vita, in modo che la transessualità potesse essere meglio compresa e accettata.
Durante la ricerca condotta per Wild Side, mi sono imbattuto in un libro dal misterioso titolo, Casa Susanna. Con mia grande sorpresa ho scoperto che conteneva una raccolta di immagini che ritraevano una comunità di travestiti vissuti tra gli anni Cinquanta e Sessanta negli Stati Uniti. La cosa più sorprendente è che questi uomini non sembravano indossare un costume. Al contrario, era evidente l’accuratezza, la delicatezza, la maniera con la quale incarnavano l’elegante femminilità della classe medio-alta americana, la donna della porta accanto ritratta in riviste come «Life» o «Harper’s Bazar». Non era presente alcun testo di accompagnamento. Solo una breve prefazione per spiegare che queste foto erano state trovate da una coppia di antiquari in un mercatino delle pulci di New York. Nessun indizio sul retro delle foto, men che meno qualche indicazione sulla storia o sulla provenienza di quelle immagini. Le uniche due parole, in una delle foto, comparivano su un cartello di legno appeso a un tronco d’albero. Si leggeva Casa Susanna. Accanto all’albero si trovava una brunetta alta, dai capelli lunghi con un vestito a fiori. Era estate. Molto soleggiato. Era lecito supporre che si trattasse di Susanna, orgogliosa di quella che doveva essere la sua casa.
Passarono gli anni. E nel frattempo avevo portato a termine Wild Side, poi il film-ritratto su Bambi, una delle prime donne transgender francesi, e più recentemente Petite fille, un documentario su Sacha, una bambina di sette anni nata col sesso maschile. Tutti e tre i film riguardavano la trans-identità in epoche diverse. E insieme costituivano una sorta di storia dagli anni Quaranta a oggi, in Francia.
Poi, nel 2016, mi offrirono l’opportunità di organizzare una grande mostra fotografica, con esposte le immagini della mia collezione. Si trattava di Mauvais Genre (“Sotto copertura: una storia segreta dei travestiti”). La mostra conteneva più di cinquecento fotografie amatoriali che ritraevano varie forme di travestitismo dal XIX secolo agli anni Ottanta. E in quell’occasione, ho conosciuto Isabelle Bonnet, storica della fotografia, che aveva scritto un articolo sulle immagini di Casa Susanna. Grazie a un incredibile lavoro di ricerca, Isabelle è riuscita a identificare e incontrare alcune delle persone ritratte in quelle misteriose fotografie e a scoprire l’identità della stessa Susanna. Il suo saggio, il consistente materiale d’archivio a disposizione e il fatto che alcuni testimoni oculari fossero ancora in vita, mi hanno convinto a realizzare il film. E quindi, alla fine dell’estate del 2021, sono andato a New York, ho viaggiato fino alle Catskills alla ricerca di Casa Susanna. Ho avuto la fortuna di riportare in vita questa storia segreta, questo mondo invisibile, con l’aiuto di Kate, Diana, Betsy e Gregory.
Ora le loro vicende, quelle di una comunità clandestina di travestiti, sono sotto gli occhi di tutti. E con esse, si svela un frammento di storia queer, che va dall’era maccartista agli anni Settanta. Il coraggio e il loro esistere inquieto risuonano forti e chiari. Ma ora un nuovo conservatorismo sta rialzando la testa e i diritti di un tempo, conquistati con fervore, potrebbero essere nuovamente messi in discussione. La lotta non è finita».
Sébastien Lifshitz (Parigi, 1968), dopo aver studiato storia dell’arte all’Ecole du Louvre, ha deciso di dedicarsi al cinema. Nel 2000 ha diretto il suo primo lungometraggio, Presque rien, acclamato dalla critica e distribuito in tutto il mondo. Di seguito, ha firmato il documentario La traversée (2001), invitato alla Quinzaine des Réalisateurs di Cannes, Wild Side (2004) e Bambi (2016), entrambi premiati al Festival di Berlino. Dopo Les invisibles (2012), selezionato al Festival di Cannes e Les vies de Thérèse (2017) alla Quinzaine des Réalisateurs, ha diretto due nuovi documentari: Adolescentes, premiato al Festival di Locarno, e Petite fille, proiettato in anteprima al Festival di Berlino nel 2020.