Antonio Pisu parla del suo terzo lungometraggio insieme all’autore del romanzo omonimo, Alessandro Bertante. Un articolo di Gaia Trevisiol

«Nina dei lupi è un film che ben si colloca a metà tra il genere fantasy e quello psicologico; si vede poco ma si percepisce tanto». È proprio così che Antonio Pisu inquadra Nina dei lupi, il suo terzo lungometraggio, basato sull’omonimo romanzo di Alessandro Bertante. Il regista e lo scrittore, accompagnati da Pierpaolo De Mejo, sceneggiatore, e Tiziana Foschi, attrice e sceneggiatrice del film, hanno partecipato all’incontro Il caso Nina dei lupi, dal libro al film. L’appuntamento, moderato dal delegato generale Giorgio Gosetti, si è tenuto in Sala Laguna.

I commenti emersi ieri, collocano il film in una dimensione tanto visiva quanto sensoriale. Un prodotto cinematografico ritenuto appetibile per il pubblico giovanile, in quanto sensibilmente connesso alla contemporaneità, e dotato di un potentissimo ventaglio di temi tra i quali spicca quello della riappropriazione della natura verso lo spazio lasciato libero dall’uomo.

Un lavoro di ricerca di immagini e di atmosfere notevole, dove l’ambientazione, volutamente scarna dal punto di vista descrittivo, non si configura in una specifica località bensì in un suggestivo paesino alpino dal retrogusto magico ed evocativo. Un cast eccezionale, dichiara infine Pisu, composto da attori impegnati che hanno una piccola carriera alle spalle, compresa la giovanissima protagonista, Sara Ciocca.

Proprio su di lei Pisu spende lodevoli parole, tenendo a mente quando sia importante riconoscere non solo i giovani talenti ma anche l’innato dono che certe persone fortunatamente possiedono.