Mia madre è morta il 29 agosto 1992 quando avevo dodici anni. Ventisette anni dopo, la mia memoria è tornata su quei momenti legati alla sua scomparsa e alla vita quotidiana nel villaggio. Attorno a quel lutto, mi sono tornati in mente una serie di eventi accaduti in una settimana, su cui scrivere. Io e la mia terza sorella eravamo appena tornate da scuola quando vedemmo il corpo di nostra madre disteso su una stuoia in un angolo della stanza principale. Ci inginocchiammo e iniziammo a piangere. Alle estremità degli occhi c'erano ancora le lacrime nonostante l'ospedale ne avesse dichiarato il decesso da ore. In ogni caso, non volevo credere che la madre che avevo visto solo cinque giorni prima ora fosse morta. E dopo tutti questi anni, mi sembra ancora irreale. [...] Ho usato il film per riconciliarmi con quella ragazza di 12 anni e con mia madre che non ho potuto salutare. Mi sono vista terrorizzata e indifesa mentre affrontavo la morte di mia madre. Ho visto mia nonna costretta ad affrontare il dolore della perdita di sua figlia. Ho visto mio padre pieno di sensi di colpa, in ginocchio davanti alla tomba che piangeva, ma ancora lamentandosi con il destino ingrato che non gli aveva dato un figlio. Il film racconta la memoria di quell'estate. Ho cercato di rappresentare quei ricordi nel modo più semplice e conciso. Emozioni e sentimenti sono contenuti proprio come un disegno senza alcuna manipolazione o rendering. Come le persone che ho conosciuto, i personaggi del mio film mangiano, camminano e dormono ogni giorno e poi improvvisamente affrontano quella linea sottile tra la nascita e la morte.
Mi chiamo Li Dongmei. Sono nata in un villaggio rurale nella provincia di Chongqing, in Cina. Futian, la città più vicina al villaggio è a circa tre ore di cammino. Ed è in quella città che finito la scuola per poi andare al SISU (Sichuan International Studies University) e studiare letteratura inglese e americana. Sono stata la prima nel mio villaggio a entrare all'università. Mio nonno era molto orgoglioso e mi disse che la sua più grande aspirazione sarebbe stata scrivere il proprio nome. Non avevamo la televisione ma mio nonno era bravo a raccontare storie vivide e intense. Io e le mie sorelle eravamo affascinate da tutti quei personaggi e dalle immagini che uscivano dai suoi racconti. Sono state proprio queste queste storie che mi hanno spinto a studiare letteratura. Sono diventata un'insegnante di inglese nella scuola media di Futian per quattro anni. Mi piaceva stare con i miei studenti ma sentivo anche che volevo provare cose diverse. Così, ho avviato una nuova carriera allestendo asili nido. Ho pure iniziato a scattare foto per la prima volta nella mia vita e nel farle mi sono sentita in armonia e molto soddisfatta, al punto che ho pensato che avrei potuto diventare una fotografa professionista. Tuttavia, mi sono resa conto che se non avessi fatto delle foto davvero buone, i contenuti che avrei potuto esibire sarebbero stati davvero limitati. Un giorno, non avendo nulla da fare, sono entrata in un cinema vuoto. Stavano proiettando un film sulla vita quotidiana di una ragazza iraniana. Era una storia molto semplice nella quale appariva il riflesso della mia vita. Riguardava il padre che da sempre desiderava avere un figlio e il modo in cui la ragazza fosse in perenne conflitto con lui proprio per questo motivo. Sapevo come potesse sentirsi ed ero in grado di vedere la connessione tra le nostre due vite. Per certi versi, erano molto distanti, per altri, molto simili. Decisi allora che avrei studiato cinema. Nel 2013, a trentuno anni, senza alcuna cognizione cinematografica, ho avuto la fortuna di essere ammessa al Victorian College of the Arts dell'Università di Melbourne. Sono tornata in Cina e dopo aver lavorato in qualche film low budget, ho iniziato a pianificare il mio primo lungometraggio.